Trauma
L’etimologia della parola trauma è ferita.
Perché di ferita si tratta, a tutti gli effetti, anche se la portiamo dentro la nostra esperienza emotiva e non, necessariamente, sulla pelle.
Non c’è un modo “migliore” per descrivere ciò che proviamo dopo aver vissuto un’esperienza traumatica e io non starò qui a raccontarti quali criteri diagnostici vengono valutati dal clinico per raccogliere l’esperienza e definirla traumatica.
Ciò che è traumatico per una persona lo è e basta.
A volte queste esperienze riaprono ferite che sembravano non sanguinare più o di cui ci eravamo dimenticati di portarne le cicatrici addosso.

La gente ha cicatrici in tanti posti impensabili. Sono mappe segrete delle storie personali, diagrammi di tutte le vecchie ferite. La maggior parte delle nostre ferite guarisce, lasciando solo cicatrici, ma alcune non guariscono. Certe ferite le portiamo con coi ovunque, e anche se si sono rimarginate da tempo, il dolore resta.
(Tratto dalla serie Grey’s Anatomy)
Non potrei nemmeno se lo volessi, e non lo voglio, elencarti tutti i possibili eventi traumatici che possono esistere e, inoltre, non è nemmeno detto che per tutti una data esperienza sia definita come traumatica.
Ciò che desidero dirti è che qualsiasi esperienza può essere vissuta come traumatica, soprattutto se non è la prima volta che vivi un’esperienza così, se l’evento in sé tocca delle parti del tuo vissuto passato che fanno riemergere vissuti emotivi che credevi di aver “capito” ed elaborato. Non c’è il modo migliore per vivere un trauma quando lo si sta vivendo perché in quel momento, o in quei momenti, il nostro sistema è attivato per rispondere ad un’emergenza.

Ti faccio qualche esempio
Hai appena avuto un bambino, la notte dormi poco, non hai molti aiuti esterni e cominci a sentirti triste ed emerge un bisogno che credevi di aver sotterrato: ti manca tua mamma. Il vostro è un rapporto difficile, per questo motivo i tuoi rapporti con lei sono cordiali ma freddi e non ti aspettavi minimamente che questo bisogno emergesse in modo così prepotente e doloroso. Cominci a sentire la tristezza come un macigno sul petto, a volte la rabbia prende il sopravvento, i pensieri di voler essere diversa da tua mamma ti riempiono la mente e ti senti sbagliata perché non stai dando il massimo al bambino che hai tanto desiderato.
Oppure.
Hai schivato un incidente con la macchina, per fortuna è andato tutto bene, ma la notte cominci ad avere risvegli improvvisi, sensazione di mancanza d’aria, tachicardia e pensieri di morte. La mattina vorresti rimanere a letto, quando sali in macchina senti formicolio ai piedi e alle mani, cominci a prendere i mezzi pubblici per evitare la macchina, ma il sollievo è temporaneo.
Cos’hanno in comune questi esempi?
Una delle prime cose che hanno in comune è un’esperienza, nel primo caso un’esperienza che la maggior parte delle persone definirebbe “felice”, nel secondo caso un’esperienza che la maggior parte delle persone definirebbe “fortunata”.
La seconda cosa che hanno in comune è un cambiamento fisiologico ed emotivo che non viene ricollegato (subito) all’esperienza appena vissuta.
Terza cosa, probabilmente, è un’attivazione di altre esperienze traumatiche presenti nel passato della persona che sono state, allora, immagazzinate senza aver avuto la possibilità di essere elaborate.
In questo articolo accenno al bambino interiore (bambino ombra) che c’è in ognuno di noi, a come nasce e cresce dentro di noi e a quali bisogni cerca di rispondere.

Alcuni cenni di funzionamento del cervello dopo un trauma
Un cervello traumatizzato non funziona come un cervello non traumatizzato. L’amigdala è in iper-funzionamento, attivata da suoni, odori, immagini, gusti, pensieri che mettono in allarme tutto l’organismo che si prepara ad affrontare un pericolo, che il pericolo sia davanti agli occhi o meno.
Per questo motivo, nel caso tu abbia subito un trauma e stia rilevando sintomi debilitanti, non sottovalutarli. Sono il messaggio migliore che il tuo corpo ti sta inviando per dirti che non riesce più a funzionare in maniera armonica. Se hai eccessi d’ira o di pianto, se non dormi la notte e i pensieri si affollano nella tua mente, se stai evitando situazioni che prima affrontavi senza timori o senti il corpo in perenne stato di vigilanza, chiedi sostegno.