Il primo colloquio è uno dei momenti più significativi dopo la scelta di intraprendere un percorso, un momento che rimarrà unico e irripetibile.
Come funziona il primo colloquio?
E’ forse una delle domande che mi vengono poste più spesso. In questa pagina non troverai le informazioni su un generico primo colloquio, ma su come si svolgerà il nostro primo colloquio se sceglierai di contattare proprio me.
Il primo passo, in realtà, consiste nel decidere di intraprendere un percorso psicologico, decisione non scontata e che spesso richiede di oltrepassare, in un modo o nell’altro, alcune barriere che si sovrappongono tra noi e la nostra decisione.
Il secondo passo consiste nel decidere con chi intraprendere questo percorso e, diciamocelo, non è per niente una scelta semplice dato che ciascuno di noi effettua scelte sulla base dei propri sistemi di analisi ed elaborazione dei dati. C’è chi preferisce chiedere un contatto ad un conoscente che ha già svolto una terapia, chi predilige una ricerca personale in rete. Non c’è il modo giusto di trovare il proprio psicologo, c’è il proprio modo unico di farlo. E andrà bene così, o se non andrà bene, allora potrai sempre cambiare professionista.
La relazione di cura è, per l’appunto, una relazione e come tale risponde alle stesse esigenze di qualsiasi altra relazione: conoscenza, fiducia, stima, reciprocità, ecc..
La terapia non dovrebbe essere guidata dalla teoria, ma dalla relazione.
Irvin Yalom
Puoi trovarti su questa pagina per caso o perché ti ho chiesto io di leggerla prima di decidere di contattarmi e i motivi sono tanti, uno tra tutti, voglio che sai cosa aspettarti quando ti siederai sulla poltrona di fronte alla mia. Prima di cominciare a parlare, una parte di noi avrà già deciso se scegliere di vivere questo viaggio insieme oppure no e io ti chiedo di ascoltare cosa ti dice quella parte già adesso mentre leggi queste parole perché ti sto già fornendo degli elementi per poter fare quella scelta. Scelta, è bene che io te lo dica già sin da ora, che farò anche io quando ci vedremo.
Sebbene siano in vigore molte espressioni per definire il rapporto terapeutico (paziente/terapeuta, cliente/consulente, analizzando/analista, cliente/facilitatore, o il più recente – e di gran lunga il più ripugnante – utente/fornitore), io preferisco pensare ai miei pazienti e a me stesso come a compagni di viaggio, un termine che abolisce le distinzioni tra <<loro>>(coloro che soffrono) e <<noi>> (i guaritori).
Irvin Yalom
Quanto dura il primo colloquio
Partiamo dalla fine. Il nostro primo colloquio dura un’ora e mezza. Il motivo di questa scelta, che dilata il classico colloquio di 50 minuti o poco più, risiede nel bisogno di conoscerti/ci. E’ vero che è nei primi minuti che il nostro sistema nervoso effettua delle scelte sulla base di molti fattori, ma è in un tempo che ci permette di conoscerci che possiamo effettuare delle richieste di approfondimento, fare delle valutazioni più approfondite, effettuare eventuali accomodamenti. Parlo al plurale perché è un momento che viviamo entrambi, così come entrambi decideremo se iniziare un percorso che determinerà di “frequentarci” per un tempo che potrà essere definito – benché il Consenso Informato ci richieda di stabilirlo a priori – solo in minima parte.
Cosa succede durante il primo colloquio?
Difficile dirlo a priori, ma una cosa è certa: proveremo delle cose. Di solito inizieremo da alcuni convenevoli, tu avrai letto il Consenso Informato e me lo avrai portato compilato e firmato, io ti chiederò se hai dubbi o domande (te lo chiederò già durante il nostro contatto via mail, ma una volta in più male non fa), poi ci accomoderemo nelle poltrone che ho scelto apposta comode per trascorrerci del tempo di cura anche per il nostro corpo, io ti chiederò cosa ti ha portato da me o tu inizierai a parlare e io ad ascoltare.
Un ascolto calmo, aperto, curioso, attivo. E’ probabile che io ti faccia delle domande o degli approfondimenti rispetto al racconto che stai facendo, è possibile che tu mi veda protrarmi dalla poltrona per ascoltarti meglio. Di solito ti comunico che prenderò degli appunti e lo farò per appuntare vissuti, date, persone importanti, i miei vissuti mentre sono conte, domande che vorrei farti, ma che ti farò in seguito, dubbi.
Ti parlerò di me, no, non per dirti i fatti miei, ma per permetterti di conoscermi, di abituarti alla mia fronte corrucciata quando sono concentrata su di te, su di noi, per dirti cosa sto provando quando entriamo insieme nei tuoi vissuti dolorosi, nelle tue perdite, ma anche per cominciare ad immaginare che tipo di viaggio possiamo pensare per rendere la tua meta, ciò che desideri per te, un luogo accessibile.
Di cosa devo parlare? Mi farai domande?
Durante il primo colloquio, ma anche per tutti gli altri che verranno in seguito se ci sceglieremo, parleremo di te e parlerai tu quindi sarai tu a decidere cosa raccontare, come farlo e, soprattutto, perché farlo. Dal canto mio io vorrò conoscerti, osservarti e per farlo presterò attenzione alle parole che deciderai di usare per raccontarti, al modo in cui le userai per narrare la tua storia.
Ti farò domande se me ne verranno, ma rispettando la melodia della tua narrazione, il flusso dei tuoi pensieri o, per dirla meno romanticamente, le connessioni neurali del tuo cervello.
Non so a priori come andranno le cose, ma so stare in connessione e so anche dirti quando non ci sono riuscita e chiederti di aiutarmi ad aiutarti.
Gli strumenti di lavoro
Ogni psicologo ha la sua cassetta degli attrezzi, la mia è fatta principalmente di questi elementi. Uso le orecchie per ascoltare la melodia della tua voce, gli occhi per osservare i tuoi movimenti, le mani per creare una connessione tra ciò che ascolto e vedo e ciò che sento ed imprimerlo sulla carta.
Sono in perenne connessione tra te e i miei vissuti interni, tra ciò che mi racconti e ciò che sento od ho vissuto io devo sempre essere in grado di discernere per non trovare risposte a domande non fatte. Uso le mie conoscenze diagnostiche per valutare ulteriori approfondimenti futuri (anche attraverso l’uso di test) che possano aggiungere e mai togliere identità alla tua sofferenza e mi pongo domande, tante domande, su di me e su come posso aiutarti a stare meglio.
Spero che adesso sia chiaro il perché ho intitolato questa pagina il nostro primo colloquio. Perché non ci sarai solo tu a parlare, né solo io ad ascoltare, ma si tratterà di creare un’armonia tra i nostri due mondi, tra i nostri vissuti che si toccheranno, ma non si sovrapporranno perché io avrò cura che questo non accada.
Hai ancora due cose che puoi fare prima di contattarmi, leggere la mia storia (e il mio curriculum) a questa pagina e leggerei i costi e le modalità di accesso al mio studio a questa. Trovi anche alcune informazioni pratiche sul mio studio fisico a questo link.