Il BAMBINO Interiore

il bambino interiore, anche detto bambino ombra

bambino interiore

il bambino interiore: scopriamolo insieme

In questo articolo ti parlerò del bambino che “vive” dentro di noi. Faremo un viaggio partendo dalla sua nascita, ci inoltreremo sul suo funzionamento e sul motivo per cui esiste e dobbiamo conoscerlo e infine capiremo come prenderci cura di lui.

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il bambino interiore: chi è?

  • E’ quella parte di noi che ha vissuto tutte le nostre esperienze passate, le ha elaborate e immagazzinate contribuendo alla costruzione del nostro sé.
  • E’ quella parte di noi che si attiva immediatamente, che ci indica cosa dire e come comportarci, cosa aspettarci dagli altri e da noi stessi.
  • E’ quella parte di noi sempre pronta a giudicare, il nostro operato e quello altrui.
  • E’ quella parte di noi che ci racconta più frequentemente a quali giudizi (anche quelli in buona fede) siamo stati sottoposti da piccoli.
  • E’ una parte di noi che crede di proteggerci dal mondo o, più correttamente dovremmo dire, agisce nella certezza di doverci proteggere dal mondo.
  • E’ una parte di noi che ha dei bisogni difficili da esprimere o espressi attraverso linguaggi spesso dimenticati

Quando si attiva il bambino interiore?

Praticamente si attiva continuamente, la differenza sta nella consapevolezza della sua esistenza e nel modo in cui ci sappiamo prendere cura. Quando non lo conosciamo abbastanza bene lo possiamo sentire principalmente:

  • Quando qualcuno ci giudica o crediamo che qualcuno lo stia facendo
  • Quando siamo stanchi, depressi, ansiosi
  • Davanti a situazioni impreviste o che reputiamo tali
  • Quando ci sentiamo in pericolo
  • Quando sentiamo montare la rabbia, ma ci sembra “esagerata” rispetto alla situazione che l’ha scatenata

bambino interiore

Da dove arriva il bambino interiore?

Veniamo al mondo nudi e crudi, necessitiamo di cure costanti e il nostro primo respiro lo effettuiamo credendo di morire.

Basterebbe probabilmente questo per renderci preoccupati e ansiosi, non credi?

I primi sei anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo del nostro sistema affettivo, il nostro cervello si sviluppa giorno dopo giorno e le esperienze di relazione che effettuiamo in quei primi anni, sono la cartina torna sole che guiderà la maggior parte delle nostre scelte adulte.

Ci portiamo dietro anche le ferite generazionali, di antenati che non abbiamo mai conosciuto e di cui non ricordiamo neppure il nome.

I vissuti dei nostri genitori influenzano il loro stile di attaccamento nei nostri confronti e le loro azioni conseguenti.

Per i nostri genitori, la nostra nascita è stata (quasi sempre è così, ma non sempre) una gioia, l’attesa e l’aspettativa su chi saremmo stati, da chi avremmo preso il colore dei capelli, l’altezza e la cocciutaggine, sono stati pensieri che hanno vissuto all’interno della coppia per 9 lunghi mesi.

Ciò che non è stato detto a questi genitori è che le loro aspettative avrebbero a breve lasciato il posto a frustrazione, mancanza di sonno, senso di inferiorità e paura della morte.

Inoltre, nessuno ha detto loro che mettere al mondo un bambino ha come conseguenza, quella di mettere al mondo qualcuno che porta dentro di sé i geni dei vissuti relazionali di intere generazioni.

Come siamo stati toccati, le carezze che abbiamo o meno ricevuto durante i primi anni della nostra vita, il tono e le parole che abbiamo udito, come hanno risposto ai nostri bisogni.

Ecco, tutto questo ha creato parte del modo in cui ci percepiamo ogni singolo istante della nostra vita.

Non abbiamo scampo eh?

Per fortuna non sono solo i nostri genitori ad influenzare chi diventeremo da grandi, ma anche tutte le figure che in un modo o nell’altro, fanno parte della nostra esperienza: nonni, zii, cugini, compagni di classe, insegnanti, ecc..

Nonché siamo frutto delle esperienze che poi scegliamo di vivere, delle interazioni con gli altri, del modo in cui decidiamo di prenderci cura delle nostre (e non solo) ferite e di quanta consapevolezza poi riporremo in questo modo verso le azioni che intraprenderemo come futuri genitori.

E nel mondo adottivo? Il tutto risuona almeno il doppio delle volte. E a questo proposito:

Se vuoi approfondire la tematica puoi leggere il mio articolo sulle 5 regole valide per tutti su come comportarsi con i bambini adottivi. SPOILER: parlo del bambino interiore 🙂

A cosa serve il bambino interiore?

In poche parole?

Alla nostra sopravvivenza.

Se non avessimo una parte interna, a volte critica e giudicante di noi, probabilmente ci impelagheremmo in situazioni pericolose per noi e per gli altri.

Allora qual è il problema?

Il problema nasce quando ogni cosa che ci accade, anche se bella e affettivamente coinvolgente, ci fa provare paura, rabbia e ci fa dire di noi delle cose negative tipo: “Non valgo niente“. Il problema emerge quando non riusciamo ad avere relazioni significative perché crediamo di non essere amabili oppure non riusciamo ad andare a fare la spesa perché non ci sentiamo al sicuro oppure ci è accaduto qualcosa di brutto che continua a tornare nel nostro presente e ci fa sentire impotenti.

Come posso cambiarlo?

Innanzitutto dobbiamo renderci maggiormente consapevoli di questo continuo lavorìo della mente, poi, una volta identificati i nostri dialoghi interiori più frequenti, è necessario agire su di essi e sui meccanismi di difesa che, inevitabilmente, si attiveranno alla ricerca di un equilibrio omeostatico.

Si tratta del nostro “Pilota Automatico” che cercherà di lasciare le cose come stanno.

Se sono stato un bambino non visto, avrò potuto sviluppare la convinzione di non essere amabile e piano piano avrò potuto adattarmi a questo “dato di realtà”, nascondendo il mio corpo dietro vestiti larghi o a chili in eccesso. Questo mi avrà in un certo senso “protetto” dalle possibili relazioni profonde per paura di essere rifiutato.

Una volta compreso questo meccanismo non sarà così semplice scardinarlo perché, se anche mi mettessi di buona lena, il mio pilota automatico attiverebbe ogni possibile strategia, anche sviluppando sintomi terribili, per evitare ogni esposizione “pericolosa”.

Cosa si può fare allora?

Vediamo alcune strategie per aiutare il nostro Bambino Interiore

  • Noi non siamo il Bambino Interiore, siamo molto di più della somma delle singole parti. Siamo un mondo sconosciuto e immenso, di sentimenti, relazioni, desideri, sogni, concretezze, aspettative. Siamo un’unicità che non può, e non deve, essere svalutata. Il nostro passato deve essere la strada su cui costruiamo ciò che vogliamo essere, aldilà di tutto ciò che è stato scritto sul nostro DNA e dalle scelte che non abbiamo effettuato su di noi.
  • Diventare il Genitore del Bambino Interiore. Se impariamo a fermarci e ad ascoltarlo, quel bambino che si è sentito tradito, abbandonato e frustrato, sentirà piano piano di potersi lasciare andare e ci racconterà chi è, cosa gli è accaduto e di cosa ha bisogno. Se risponderemo ai suoi bisogni, con attenzione e premura, piano piano tornerà a fiorire come il più bello e profumato dei fiori.
  • Non proiettare. Non utilizzare i nostri vissuti buttandoli letteralmente addosso a qualcun altro. Siamo stati vittime di maltrattamenti? Non maltrattiamo! Ci hanno detto che gli uomini sono tutti dei mascalzoni? Non vomitiamo loro addosso la nostra paura di legarci. Crediamo che nessuno sappia amarci per quello che siamo? Non evitiamo le relazioni dicendo all’altro che è incapace di amare.
  • Non cercare la perfezione. Lo so, magari ci hanno detto che per ottenere qualcosa, qualsiasi cosa, avremmo dovuto sforzarci e dare il massimo. La conseguenza? Continuiamo a criticare tutto e tutti, compresi noi stessi. Risultato? Non abbiamo nessuno che ci vuole stare accanto, ergo, aveva ragione chi ci diceva che gli altri ci ameranno solo se saremo perfetti. Nulla di più sbagliato. Se ricerchiamo la perfezione, tutte le relazioni diventeranno difficili e allontaneremo chi ci vorrebbe stare vicino, non è il contrario. Lasciamoci andare anche alla paura di poter mostrare i nostri lati di fragilità, condividiamo questo timore e osserviamo in risultati. Sbalorditivo vero? Sono sicura che adesso hai qualcuno accanto a te.
  • Guardare a noi stessi e agli altri come spettatori, lasciando che le critiche esterne passino in secondo piano, come fossimo davanti ad un film.
  • Non diventare “crocerossini”. A volte il bisogno di essere amati e la sensazione che per essere amati dobbiamo aiutare gli altri, ci porta a stabilire delle relazioni di dipendenza che possono essere anche pericolose. Smettiamo e facciamoci aiutare ad apprendere che il nostro valore è alto anche se non aiutiamo nessuno.
  • Essere grati a noi stessi. Si, grati per gli adulti che siamo diventati e per aver preso in mano la nostra vita tutta, senza tralasciare nulla. Sennò perché saresti ancora a leggere questo lungo articolo?
  • Scoprire il proprio valore. Ribalta la situazione e vai alla ricerca delle tue convinzioni positive. Sei stato un bambino non visto? Adesso sarai di certo un adulto sensibile e pronto ad aiutare gli altri. Sei stato un bambino iper responsabilizzato? Saprai prenderti cura dei tuoi bisogni e curare la tua anima.

Quali sono i bisogni del Bambino Interiore?

Possono essere sintetizzati in questo modo:

  • Tutti abbiamo bisogno di essere accuditi, amati e visti
  • Tutti abbiamo bisogno di sentirci al sicuro e protetti
  • Tutti abbiamo bisogno di stabilire delle relazioni
  • Tutti abbiamo bisogno di affermare la nostra individualità e la nostra autonomia
  • Tutti abbiamo bisogno di approvazione, vicinanza e conforto
  • Tutti abbiamo bisogno di soddisfare i nostri bisogni e desideri
  • Tutti abbiamo bisogno di evitare di stare male e di essere tristi e soli

Se ci identifichiamo esclusivamente con il nostro Bambino Interiore , il rischio è di vivere la vita di qualcun altro, di compiere scelte che si allontanano dalla Persona che avremmo (e vogliamo) voluto essere e i nostri valori, le cose in cui crediamo, diventano un lontano barlume. Se non lo riconosciamo come parte di noi, il Bambino Interiore cercherà altre strade per parlarci e metterci al corrente dei suoi bisogni.

Il lavoro è quello di integrare le parti che ci compongono, come una melodia che meritava di essere scritta.

I tuoi genitori ti hanno ripetuto: tu sbagli, questo non è giusto, non avresti dovuto farlo. E l’hanno ripetuto mille volte. E allora tu hai raccolto un messaggio: che non sei stato accettato per ciò che sei e amato semplicemente per il fatto di essere. Se soddisfi i loro desideri ti amano; il loro amore è un affare. Se li segui come un’ombra allora ti apprezzano e ti approvano. Se solo diventi un po’ libero e cerchi di essere un individuo, sono contro di te, i loro occhi, il loro comportamento, tutto cambia. E ogni bambino è così indifeso, solo per sopravvivere deve diventare politico e accettare tutto ciò che i genitori gli dicono… La società è completamente politica. All’esterno ha posto la polizia e il magistrato, all’interno ha posto la coscienza condizionata. Questa è il poliziotto e il magistrato interiore… (Osho, The Discipline of Transcendence, 1978, vol. I cap. 6)

Infine, possiamo comprendere quanto sia importante dare un sostegno alla genitorialità ancor prima che essa si sia concretizzata?

Possiamo farlo insieme se vuoi.

A presto

Simona

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simona muzzetta
Simona Muzzetta

Psicologa e Psicoterapeuta
Sono diventata psicologa per lenire le ferite di coloro che da bambini non hanno avuto protezione. L'ho fatto, e lo faccio ancora, prima sulle mie di ferite perché credo che il nostro bambino interiore non dovrà mai più sentirsi solo.

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